Mia
non mi dà tregua!
Essere
genitore è la cosa più difficile che mi sia mai capitata di fare.
Forse l'istinto materno tanto decantato non ha ancora bussato alla
mia porta. Oppure mi è passato di fianco e non l'ho riconosciuto. Il
punto è che io non ho ancora idea di come far crescere e diventare
autonomo un piccolo esserino umano. Faccio tentativi, provo metodi
descritti da libri, li faccio miei.
Fin
da quando è nata, Mia ha dormito nel lettone con me e papà tatuato
con accesso libero alla tetta ogni volta che lo desiderava. E con
gran discrezione Mia è riuscita in tutto questo tempo a fare le sue
ciucciatine notturne senza manco svegliarmi. Oggi in Italia questa
cosa qui si dice co-sleeping e in certa ambienti fa molto
figo. E io mi sentivo figa. Fino a un mese fa la situazione mi andava
benissimo: Mia si addormentava con il sorriso e si svegliava con il
sorriso. Nottate intere senza pianti, senza traumi. Tutti felici nel
lettONE.
Sbattimento
minimo, resa massima.
Anche
a papà tatuato la cosa non dispiaceva. Siamo andati avanti per più
di un mese, pensando di comprare un letto a tre piazze e ridendo
all'idea che il letto si sarebbe dovuto trasformare in uno più
comodo a quattro piazze nel momento in cui Mia avrebbe portato a casa
il primo fidanzatino.
E pure il riposino pomeridiano fino ad ora è stato senza traumi e lacrime:
attaccata alla tetta, nelle braccia della sua mamma.
Non
mi voglio lamentare e non voglio tediarvi perché questo è stato
l'unico modo che ho insegnato a Mia per fare la nanna.
In
un certo senso è stato come se le dicessi:
“Piccolina
hai sonno? Attaccati alla morbida tetta della mamma così in due
minuti dormi e io mi guardo un film in tutta tranquillità”.
Da
qualche settimana le cose sono cambiate. O forse meglio. Io sono
cambiata perchè sento il bisogno di riprendere in mano la mia vita.
Ho ricominciato a lavorare e ora voglio tornare a dare un senso a me
stessa e alla coppia.
E'
arrivato quindi il momento per Mia di fare il suo piccolo passo verso
l'indipendenza: imparare ad addormentarsi da sola.
Ed
io, e papà tatutato, dobbiamo fare il possibile per insegnarglielo.
A costo di perdere per un certo periodo imprecisato di tempo la
tranquillità a cui ci siamo abituati fino ad ora.
E'
un mese che ci pensiamo. Che ci tiriamo indietro. Che cambiamo idea.
Che non ce la facciamo.
Ma
oggi è il giorno giusto.
Cominciando
proprio dal pisolino pomeridiano.
Metto
la piccoletta nel suo lettino con le sbarre alle 14.05. Passano 25
minuti, i più lunghi della mia vita. E come un piccolo miracolo Mia
tra singhiozzi e faccette da sciogliere il più duro dei duri si
addormenta ed io scoppio in un pianto che non so affatto definire.
Forse
il pianto di quando ci si sente fieri dei propri figli.