martedì 13 marzo 2012

Ma a chi la racconto!


Mia non mi dà tregua!
Essere genitore è la cosa più difficile che mi sia mai capitata di fare. Forse l'istinto materno tanto decantato non ha ancora bussato alla mia porta. Oppure mi è passato di fianco e non l'ho riconosciuto. Il punto è che io non ho ancora idea di come far crescere e diventare autonomo un piccolo esserino umano. Faccio tentativi, provo metodi descritti da libri, li faccio miei.
Fin da quando è nata, Mia ha dormito nel lettone con me e papà tatuato con accesso libero alla tetta ogni volta che lo desiderava. E con gran discrezione Mia è riuscita in tutto questo tempo a fare le sue ciucciatine notturne senza manco svegliarmi. Oggi in Italia questa cosa qui si dice co-sleeping e in certa ambienti fa molto figo. E io mi sentivo figa. Fino a un mese fa la situazione mi andava benissimo: Mia si addormentava con il sorriso e si svegliava con il sorriso. Nottate intere senza pianti, senza traumi. Tutti felici nel lettONE.
Sbattimento minimo, resa massima.
Anche a papà tatuato la cosa non dispiaceva. Siamo andati avanti per più di un mese, pensando di comprare un letto a tre piazze e ridendo all'idea che il letto si sarebbe dovuto trasformare in uno più comodo a quattro piazze nel momento in cui Mia avrebbe portato a casa il primo fidanzatino.
E pure il riposino pomeridiano fino ad ora è stato senza traumi e lacrime: attaccata alla tetta, nelle braccia della sua mamma.
Non mi voglio lamentare e non voglio tediarvi perché questo è stato l'unico modo che ho insegnato a Mia per fare la nanna.
In un certo senso è stato come se le dicessi:
Piccolina hai sonno? Attaccati alla morbida tetta della mamma così in due minuti dormi e io mi guardo un film in tutta tranquillità”.


Da qualche settimana le cose sono cambiate. O forse meglio. Io sono cambiata perchè sento il bisogno di riprendere in mano la mia vita. Ho ricominciato a lavorare e ora voglio tornare a dare un senso a me stessa e alla coppia.
E' arrivato quindi il momento per Mia di fare il suo piccolo passo verso l'indipendenza: imparare ad addormentarsi da sola.
Ed io, e papà tatutato, dobbiamo fare il possibile per insegnarglielo. A costo di perdere per un certo periodo imprecisato di tempo la tranquillità a cui ci siamo abituati fino ad ora.
E' un mese che ci pensiamo. Che ci tiriamo indietro. Che cambiamo idea. Che non ce la facciamo.
Ma oggi è il giorno giusto.
Cominciando proprio dal pisolino pomeridiano.
Metto la piccoletta nel suo lettino con le sbarre alle 14.05. Passano 25 minuti, i più lunghi della mia vita. E come un piccolo miracolo Mia tra singhiozzi e faccette da sciogliere il più duro dei duri si addormenta ed io scoppio in un pianto che non so affatto definire.
Forse il pianto di quando ci si sente fieri dei propri figli.

domenica 8 gennaio 2012

Here we go!

Cinque mesi e mezzo.
Già! E' passato tutto questo tempo ed io non ho scritto una riga su questo blog di tutto quello che è successo fino ad oggi.
Un motivo c'è: non è perché Mia mi succhia tutte le energie come una piccola vampiretta.
No.
Non è per mancanza di tempo.
Certo che no.
Non è per pigrizia.
A volte, l'ammetto, la pigrizia ha il sopravvento.
La verità è che in tutti questi bellissimi, sfiancanti mesi d'amore materno, mi sono un po' perduta. La mia bussola è come impazzita, in preda alla routine da stagista mamma, che di routine sia chiaro ha decisamente poco!
Non che ora io mi sia ritrovata, anzi.
Forse ora sono un po' più consapevole.
Ho una figlia di cinque mesi e mezzo.
E la mia vita (e quella di papà tatuato) è cambiata totalmente.
E non solo quella.
Io non sono più la stessa e mi sto cercando, e forse anche ritrovando e riperdendo in un ciclo infinito di ritrovarsi e perdersi.
Ed ogni giorno cambio, cresco e imparo.
E cado.
Proprio come la piccola Mia, che, ad oggi, sa girarsi sulla pancia, fa prove di gattonamento sul tappeto, si emoziona ogni cinque minuti e, quando mangia la pappa, fa finta di masticare.

E proprio la pappa sarà l'argomento del prossimo post: cosa ho scelto per lo svezzamento di Mia: il classico o l'autosvezzamento?
A presto!